Proseguendo e lasciando alla nostra sinistra Villa Dora, dopo un centinaio di metri in via max di montegnacco incontriamo Villa Vucetich – Frangipane che comprende anche i fabbricati rustici lungo vicolo Gemelli. È un’abitazione privata, quindi non visitabile, ma soltanto poter scorgere dall’esterno la bellezza dell’edificio e del parco restituisce l’immediata evidenza di come, con Villa Dora e la Chiesa “Vecchia”, Villa Vucetich sia elemento fondamentale e costitutivo del centro storico sangiorgino. Sono poche le informazioni utili a raccontare la storia di questa villa. Gli stessi eredi non possiedono alcuna documentazione a causa di un incendio sviluppatosi nel corso del primo conflitto mondiale. Come Villa Dora, anche quest’edificio ha cambiato nei secoli la sua funzione, seguendo però un opposto itinerario. Le prime carte consultabili appartengono al catasto austriaco e risalgono al 1850: era allora proprietario il cavaliere di origine ungherese Andrea Francesco Althesty, il quale utilizzava la villa come residenza estiva. Anche il successivo proprietario, Michele Vucetich, commerciante di Trieste e originario del Montenegro, continuò a riservare all’edificio e alle sue pertinenze ambientali solo il tempo del riposo e dello svago. La villa assurse al ruolo di residenza stabile della famiglia solo allo scadere del secolo, quando il nipote Michele intuì le potenzialità di sviluppo per la propria attività imprenditoriale insite nella nuova linea ferroviaria e nella navigabilità del fiume Corno, immediatamente accessibile dal tratto che scorreva lungo i suoi possedimenti. Il catasto dell’epoca documenta l’esistenza di un edificio a tre piani con l’entrata all’angolo tra via Max di Montegnacco e via lovar, di cui ancora oggi resta un segno nella presenza di un pilastro in laterizio. Negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, i proprietari trasformarono in alloggi parte della stalla costruita nel 1854: il cambio di destinazione diminuì il volume del fabbricato mentre la corte agricola fu ridotta per ricavarne orti, braide e costruzioni di diverse tipologie. La Villa fu teatro di numerosi incendi: durante la Seconda guerra mondiale l’edificio fu seriamente segnato dalla distruzione del tetto, che poté essere ripristinato solo a conflitto concluso; negli anni Cinquanta l’ennesimo incendio provocò la demolizione del fienile e la successiva costruzione di un nuovo corpo abitativo anche grazie ai materiali salvati dalla distruzione. Il parco, la cui sistemazione originaria, unitamente a quella di Villa Dora, si suppone sia stata affidata al progettista dei giardini del Castello di Miramare, è stato completamente modificato e ridimensionato a causa della costruzione del cavalcavia che porta alla zona industriale. Negli anni ottanta la zona del parco lambita dal fiume Corno è stata ceduta dai proprietari al Comune per necessità urbanistiche pubbliche.