Questo sorge su un’altura naturale ed ha forma sub-circolare. E’ separato solo da una strada di campagna dall’adiacente castelliere detto “La Culine”. Il luogo prende nome da un castello che vi sorgeva all’interno e che fu abbattuto per ordine del Consiglio Udinese nel 1412. Il castelliere è menzionato nella bibliografia più antica dal Ciconi, dal Pecile, dal De Gasperi (QUARINA 1943, p. 62 con bibliografia). Il Tellini ne esegue un disegno intorno al 1900, cui segue il rilievo effettuato dal Quarina. Attualmente la fortificazione ad aggere, conservata solo a tratti, è parzialmente coperta da una vegetazione arborea; verso Ovest l’altura è lambita e protetta dal torrente Cormor. La spianata interna viene utilizzata per coltivazioni. L’area è stata oggetto di pesanti interventi di terrazzamento, a partire dal 1881, che hanno in gran parte stravolto la leggibilità della stratigrafia. Tra il 1980 e il 1986 è stata effettuata una serie di campagne di scavo organizzate dall’Università degli Studi di Trieste e dalla Soprintendenza per i B.A.A.A.A.S. del Friuli – Venezia Giulia, con la collaborazione dell’Ecole Française de Rome. Si è potuto così accertare la presenza sull’altura, a partire dal Bronzo Recente, di tracce di frequentazione umana non legata però a strutture stabili. Solo a partire dal Bronzo Finale, sull’altura fa la sua comparsa il primo insediamento stabile, in una prima fase privo della difesa ad aggere. La cinta difensiva venne innalzata verso la fine del Bronzo Finale: per la sua costruzione si utilizzò il terreno argilloso (il cosiddetto “ferretto”), ricavato da fosse scavate sull’altura. In particolare, a questo scopo venne scavato anche un fossato perimetrale, che successivamente fu rinforzato con pali e ciottoloni per evitare smottamenti dei piani di calpestio prossimi. Il “ferretto” venne utilizzato sia per approntare il nucleo originale dell’aggere sia per livellare la spianata dell’altura dove sorgevano le abitazioni. La vita dell’insediamento proseguì senza sostanziali cambiamenti anche in epoca successiva, durante l’età del ferro, ininterrottamente, fino al VI-V sec. d.C. Durante l’età del ferro iniziale (X-VIII sec. a.C.) coesistevano all’interno dell’insediamento abitazioni e zone legate ad attività artigianali (lavorazione delle ossa e delle corna di cervo, produzione di piccoli elementi in leghe metalliche a base di rame, produzioni vascolari). Tra il VI e il VI sec. a.C. la fortificazione venne potenziata e il villaggio ampliò le sue dimensioni. In questa epoca risultano frequentate anche aree esterne all’area cintata, come il terrazzo di “campo Cuppari”, dove si suppone si svolgessero attività artigianali che prevedevano, tra l’altro, anche l’uso del fuoco. Questi ambienti furono probabilmente dislocati in un’area separata dall’abitato per evitare che quest’ultimo potesse subire disturbi o danni di qualunque tipo legati alla produzione artigianale. Il materiale archeologico rinvenuto nel corso degli scavi è conservato in parte presso l’Università degli Studi di Trieste, in parte presso il Museo Nazionale di Aquileia.