Oltrepassata Villa Vucetich e proseguendo verso la ferrovia ci imbattiamo in uno dei tanti luoghi- simbolo di San Giorgio di Nogaro con il suo significativo carico di suggestioni e di religiosità. Come spesso accade in condizioni analoghe, il luogo è evocatore di un episodio sul crinale fra realtà e leggenda. Dopo la demolizione della cappella della famiglia Vucetich, un tempo annessa alla proprietà della Villa, la contessa elisabetta si preoccupò di cercare un nuovo luogo di culto dove esprimere la propria devozione religiosa, che identificò in un’ancona prossima alla villa, che custodiva una statua e un quadro della Madonna da tempo immemorabile oggetto di venerazione da parte della popolazione sangiorgina. Si racconta poi che l’ancona fosse stata successivamente donata con alcune terre dalla contessa alla governante Linis, che a sua volta si era impegnata a curare fedelmente il piccolo edificio sacro. La donna e i suoi eredi prestarono fede al giuramento: quando non bastavano gli uomini a proteggere l’edificio, interveniva il soprannaturale, come racconta un episodio che affonda nella leggenda popolare. Si narra, infatti, che, in una notte di temporale, un ateo, che aveva minacciato di distruggere l’ancona, fosse stato folgorato da un fulmine proprio mentre passava con un carro davanti all’immagine della madonna. Il fulmine non sfiorò neppure il secondo conducente del carro, che proseguì indenne per la propria strada assieme al cavallo. Nulla e nessuno poté, invece contro i tedeschi che saccheggiarono il sito dopo la disfatta di Caporetto: vennero trafugati la statua, il quadro della madonna e tutti gli ex voto dei fedeli, compreso quello che raccontava il miracolo del fulmine “selezionatore”. L’ancona, oggi vicinissima alla ferrovia, restaurata dai proprietari e dagli abitanti del borgo, accoglie una statua della Vergine proveniente dalla Dalmazia, portata a San Giorgio da un marinaio della famiglia Turcato. La statua restò dimenticata per molti anni nella soffitta degli eredi della governante Linis: i Coccolo. Una madre, di questa famiglia cui il mare aveva strappato il figlio, la fece restaurare e riportare alla “sua” ancona. Ancora oggi dopo l’ultimo restauro del 2013, che le ha restituito l’originaria veste nera, la “statue dai Coccui” continua ad essere punto di devozione della gente del mare.